Copertina - Breve Storia Triste - Fabio Casaccia (c) |
Breve (ma neanche troppo) storia triste
Mi ritrovo tra le mani, per motivi che
non sto qui a dire, questo spettacolo di fotocamera analogica,
prodotto di eccezionale manifattura italiana degli ultimi anni '40.
Il suddetto gioiellino mi fa subito
dannare per capire come caspita funzioni; ma le cose difficili sono
poi le più gratificanti, no?
Dopo aver surfato nei siti di patiti
dell'analogico, comprendo di avere davanti una macchina completamente
meccanica - che non usa quindi pile per il suo funzionamento - con la
quale puoi scattare solo se conosci le combinazioni del cubo di rubik
e quelle delle casseforti svizzere.
Nello specifico, bisogna seguire una
serie di passaggi rigorosamente manuali: estrarre pazientemente
l'obbiettivo – sudando, tremando e pregando Dio di non distruggere
tutto – fino al click di fine binario, impostare manualmente il
nuovo scatto – facendo avanzare il rullino fino al blocco del
prossimo fotogramma – e infine caricare l'otturatore tramite
l'apposita leva. Complimenti, ora il tuo fucile da cecchino è
pronto!
Se finalmente, dopo ore di caccia,
comparirà un'inquadratura degna di un Caravaggio – una di quelle
che capitano una sola volta nella vita – dovuta all'allineamento di
Giove con Marte e i satelliti della Fox, allora si imposteranno i
parametri manuali (ancora?) di tempo, diaframma e focus; e nel
frattempo il soggetto da fotografare se n'è andato da due ore. Ah,
Che fortuna!
D'altronde se si sceglie la via
dell'analogico, si devono mettere in conto molte difficoltà ma anche
molte soddisfazioni. Ma questa è un'altra storia.
Ovviamente tutto ciò avviene solo se
prima è stata accuratamente caricata la pellicola.
Ma ciò che sembra scontato, qua non lo
è per nulla.
Infatti è proprio qua il dramma: non
so come inserire il mio rullino nel modo giusto, perché non è
facile come con le solite fotocamere analogiche: per vari problemi,
tra cui l'imminente Laurea Specialistica, non ho potuto dedicare
molto tempo alla macchina infernale, a parte una breve documentazione
sui siti precedentemente citati.
Quindi solo quando sono giunte le
vacanze natalizie ho deciso di comprare un 35mm in bianco e nero e,
finalmente, provare a scattare per vedere se la fotocamera
funzionasse, se fosse danneggiata o intatta, perché era rimasta
ferma per molti anni.
Allora decido di farmi aiutare da un
fotografo, che per comodità chiamerò Gigio. Ma a quanto pare ne
sapevo più io che lui: mentre maneggia il cimelio per decifrare il
suo utilizzo, gli spiego cosa ho compreso del meccanismo e del
presunto utilizzo.
- Mmm. Qualcosa non torna, la macchina
non risponde nel modo corretto. - dice lui.
- Secondo te! Io sono riuscito a fare
uno scatto senza pellicola. - penso.
Sto proprio per dirgli di maneggiarla
con cura mentre lui mi sovrasta, continuando a ripetere che la
macchina è bloccata. E insistendo con forza sulla leva
dell'otturatore, questa cede. E con essa anche il mio cuore.
-Ecco, io te lo stavo dicendo! - penso
in una frazione di secondo.
Ma subito dopo realizzo.
Attimi di puro panico, piomba il
silenzio. Guardo la macchina, la mano che tiene il pezzo staccato.
Alzo lentamente la testa, lo sguardo fisso nel vuoto. I miei occhi
sbarrati incociano il suo terrore spalmato su tutta la sua faccia, e
subito dopo Gigio piega il capo come se avesse ricevuto un'improvvisa
mazzata sulla nuca. Non sono certo di che faccia avessi in quel
momento, ma a giudicare dal suo terrore credo abbia pensato a me come
un pazzo omicida. E forse non era lontano dalla realtà. Seguo il suo
movimento e mi cade di nuovo l'attenzione sulla macchina, martire
innocente di questa straziante epopea.
La tensione era talmente alta che non
so per quanto tempo siamo rimasti sospesi, senza dire nulla. Ritorno
alla realtà con un lampante - Cazzo!
Mi è uscito di getto, senza
accorgermene. Seguito da altrettanti, sempre più sommessi e flebili.
- Scusa! Scusa scusa io non so cosa,
cioè mi dispiace io non so come... -
Le parole rimbombano nel vuoto. Alzo le
spalle continuando a fissare la fotocamera.
- Ehhhh - è tutto ciò che mi è
uscito dalla bocca. Tutto quello che riesco a pensare.
E non rispondendo, Gigio si impanica
ancora di più.
- ...Beh allora facciamo che, allora io
potrei farla vedere a un mio amico che è esperto di macchine
vecchie, posso farla vedere a lui. Lui è un esperto di analogiche,
le conosce tutte... Posso fargliela vedere? Ecco sì dai, così
almeno vediamo se è bloccata, perché a me sembra proprio bloccata e
non credo tu ci possa scattare così. No no, poi rischi di buttare un
rullino. Ok? - è un disco rotto, un treno deragliato.
Io sto ancora metabolizzando
l'accaduto. - Va bene, sì ok. A questo punto...
- Se vuoi ti presto una delle mie
fotocamere. Eh,dai, te ne presto una! Ne ho una strana tedesca degli
anni Cinquanta, proprio bellina. La vuoi provare? Dai, così scatti
già ora, mentre aspetti che torni la tua. - alza le sopracciglia e
mi porge un orecchio ruotando il capo, nella speranza di udire un mio
cenno, anche il più insignificante.
- Il punto è che volevo scattare
proprio con quella - indicando il relitto sul tavolo. - Volevo
capire se funzionasse e se avesse qualche problema, qualche difetto.
- Ah...
- Eh già.
Dopo l'ennesimo goffo tentativo di
propormi una sua fotocamera nell'attesa, e infilando ancora mille
scuse tra una frase e l'altra, ci diamo appuntamento per dopo le
vacanze. È ovvio che nessuno avrebbe lavorato durante le feste. Ho
forse già menzionato quanto sono fortunello?
Quindi esco dal negozio senza aver ben
realizzato, senza avere nulla in mano.
Per una volta che volevo scattare...beh
sarebbe stato troppo bello! La fatina della gioia è morta, è stata
da tempo impiccata e sotterrata da quella del disagio.
Ma in compenso ci ho rimediato una
piccola manutenzione gratis. Bisogna sempre guardare il lato
positivo delle cose.
Dopo le vacanze – con mia grande
impazienza – torna il cucciolo maledetto tra le mie mani: chiedo
quindi a Gigio di aiutarmi a caricare il rullino, ma lui si rifiuta
perché non vuole rompere qualcosa, di nuovo. E pagare la
riparazione, di nuovo.
Decido allora di chiedere un consiglio
ad un professore di fotografia dell'Accademia che ho frequentato.
Durante la settimana sta quasi sempre in laboratorio a sviluppare
rullini, così organizziamo un incontro, che ovviamente salta per
sospensione didattica dovuta a un virus, ma niente di serio.
Per una volta non voglio inneggiare al
mio fato così previdente, poiché mi rincuora il fatto che la
settimana seguente l'Accademia avrebbe riaperto. E invece la mia
fortuna sfacciata, sempre attenta a manovrare magistralmente la mia
esistenza, vuole che quel simpatico virus fosse il Covid19.
In conclusione, mi ritrovo con una
macchina che spero funzioni e un rullino in bianco e nero che rimane
tuttora senza utilizzo. Entrambi giacciono inermi sul tavolo.
Sono comunque degli ottimi fermacarte,
guardando il lato positivo.
Ps. Credo che il telemetro non
funzioni, ma non ne sono certo poiché è offuscato.
Pps. Per chi volesse una piccola
parentesi sulle caratteristiche tecniche, scrivo altre due righe.
La "Leica italiana". Così
venne definita la Ferrania Condor I modello c (1948), la quale
emulava appunto l'estrazione dell'obbiettivo tipica delle famose
fotocamere tedesche. La nuova produzione della ditta nacque dalla
collaborazione con le Officine Galileo, specializzate in ottiche per
il settore aerospaziale ed astronomico. Ma la loro deviazione verso
altri mercati iniziò dapprima con le ottiche a scopo militare –
come cannocchiali e mirini per fucili – vertendo poi sulle
fotocamere. L'influenza del retaggio scientifico/bellico è palese
nei nomi che possiedono anche le analogiche, come la Falco, la
Elioflex, la Astor e ovviamente la Condor.
Sembrano nomi di strumentazioni
tecniche/ingegneristiche o di fucili di precisione e, considerando
l'imminente uscita dalla Seconda Grande Guerra, non c'è da stupirsi.
A seguire una brevissima scheda tecnica.
Scheda Tecnica:
Nome: Ferrania Condor Ic (1948);
Obbiettivo: Officine Galileo Eliog
50mm,
f 1:2,8 – 16;
Otturatore: Officine Galileo Aplon
Rapid 1" – 1/500 sec, B, autoscatto;
Messa a fuoco: Telemetro accoppiato
separato dal mirino.
Per ulteriori approfondimenti vi lascio
questo articolo , che mostra una bella panoramica di vari
modelli della Ferrania!
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